Cosa c’è nel nostro respiro? A fornire una risposta inaspettata alla domanda è stata un’équipe di ricercatori del Dipartimento di Biologia dell’Università di Bari e medici del Policlinico: l’aria espulsa durante l’espirazione contiene, insieme ad altri elementi, delle molecole indicanti uno stato di salute alterato. Nasce con questa scoperta rivoluzionaria “Inside the breath”, un progetto destinato a segnare positivamente il futuro dell’oncologia, soprattutto nella fase più importante, la prevenzione.
Da qualche mese la fase di ricerca ha ceduto il passo a quella di industrializzazione, con la collaborazione di tre aziende, anche loro pugliesi: Predict S.r.l., Wel.Co.Me S.r.l. e Reti Meridiane; l’obiettivo è creare uno strumento simile allo spirometro, che catturi il respiro del paziente e lo “traduca” in un referto clinico che indichi la possibile presenza di anomalie: tumori al colon-retto, ai polmoni, alla mammella, all’utero o alla prostata, ma anche altre patologie non oncologiche come l’asma infantile. Ciò significa evitare di sottoporre il paziente ad esami decisamente più invasivi, rinviandoli, solo qualora si rendessero indispensabili, ad un secondo momento. Ma c’è un ulteriore vantaggio: come ha spiegato il Dott. Donato Francesco Altomare, uno dei firmatari della ricerca, questo strumento permetterà di diagnosticare il tumore del colon-retto precocemente, quando è ancora in fase iniziale o persino prima che il polipo benigno si tramuti in neoplasia maligna. In questi casi è possibile intervenire per via endoscopica, rimuovendo la neoformazione in maniera non invasiva ed evitando conseguenze peggiori, anzi garantendo la guarigione completa nel 90% dei casi.
Un progresso del genere riguarda soprattutto gli anziani, una delle fasce più delicate della popolazione, nonché la più esposta al rischio di patologie tumorali. Come riporta l’AIRC, infatti, la possibilità di sviluppare il cancro tra gli ultrasessantacinquenni è quattro volte superiore a quella sulla fascia dai 45 ai 64 anni, e addirittura quaranta volte maggiore rispetto alla fascia tra i 20 e i 44 anni. Ma c’è un ulteriore fattore cruciale, denunciato recentemente: i programmi di screening per la prevenzione non coinvolgono gli anziani, e il tumore viene diagnosticato solo quando è in fase avanzata, a gravare su un quadro clinico già complicato da altre patologie e dall’assunzione di farmaci incompatibili con la terapia oncologica.
Una diagnosi poco costosa ed invasiva, grazie ad “Inside the breath”, potrebbe dare il via a programmi di screening più ampi, tramutando così una potenziale sentenza di morte in un piccolo incidente di percorso, facilmente eliminabile.
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